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Il ritorno dei dischi in vinile

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Il ritorno dei dischi in vinile è una delle tendenze ormai riconosciute del mercato discografico degli ultimi anni: sembra proprio che, per guardare al futuro, non si possa fare a meno che rivolgersi al passato. Di certo quello del vinile è un formato storico, ma non per questo motivo lo si può definire superato o identificare come ormai obsoleto: anzi, proprio nel momento in cui la musica digitale con la sua immaterialità sembrava aver preso il sopravvento, ecco che c'è stato chi ha deciso di tornare alle origini e al piacere di maneggiare e guardare un disco.

Un fenomeno mondiale

Il fenomeno è mondiale: basti pensare al fatto che per il 25esimo compleanno dell'album dei Nirvana Incesticide si è deciso di pubblicarne una ristampa in vinile, ma anche in Europa il trend pare essere lo stesso, con i Simple Minds che hanno voluto proporre in vinile il disco con cui hanno ripercorso le proprie hit in versione unplugged, Simple Minds Acoustic. I dischi in vinile, dunque, non sembrano riscontrare un successo passeggero frutto di una moda destinata a svanire nel giro di breve tempo, e d'altro canto non possono essere annoverati in una categoria destinata a chi ama il retrò e il vintage: non si spiegherebbe, infatti, perché di recente hanno optato per questo formato, tra gli altri, gli One Republic e Tiziano Ferro, ma anche Fiorella Mannoia e Leonard Cohen, per arrivare ai Rolling Stones, a Ligabue e a Nek.

Le ragioni del successo

Delinare in maniera precisa le ragioni alla base del successo dei dischi in vinile può non essere così semplice, ma alcuni fatti oggettivi meritano comunque di essere riportati: in Gran Bretagna, per esempio, per la prima volta nella storia il volume di affari del vinile ha superato il volume di affari del digitale di ben 400mila sterline. In realtà, questo episodio non è stato il frutto di un exploit momentaneo, ma solo la degna conclusione di una tendenza che era già iniziata 15 anni fa, agli inizi del Duemila, quando è stata avviata una curva di crescita che è arrivata fino a questo punto.

Perché proprio agli inizi del Duemila? Semplicemente perché tra gli anni '80 e gli anni '90 si erano diffusi prima le musicassette e poi i compact disc, che avevano fatto dire addio - o almeno si pensava - ai tradizionali metodi di fruizione musicale. Così, dai dischi in vinile si era passati alle audiocassette, e da queste ai CD. Poi l'avvento del digitale, con iPod e lettori mp3, ma anche Youtube e Spotify, con il cerchio che si è chiuso ed è ritornato al punto di partenza. Non è detto, insomma, che l'evoluzione tecnologica spinga sempre ad abbandonare in maniera definitiva quello che non si usa più: a volte, anzi, una ventata di nostalgia e di romanticismo permette di recuperare degli oggetti che non vengono vissuti solo in quanto tali, ma che sono anche e soprattutto portatori di ricordi e di emozioni, con le copertine più sofisticate che ancora oggi vengono messe in mostra sugli scaffali.