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I luoghi del lavoro contadino
 
 
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MUSEO BUSCEMI
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I luoghi del lavoro contadino

antico frantoioBuscemi è un piccolo centro di antiche origini situato a poco meno di 800 metri di altitudine nell’entroterra della provincia di Siracusa. Adagiata su una collinetta, si propone come un grande teatro naturale che domina la valle dell’Anapo, circondata dalle vestigia di Akrai, di Casmene e dalla necropoli di Pantalica. La secolare economia agropastorale ha fortemente segnato l’ambiente fisico e socio-culturale del territorio.
L’esodo emigratorio degli anni ’60-’70, evidenziato da un notevole calo demografico, provocò, a differenza di quanto è avvenuto nel territorio basso collinare e nell’area costiera, coinvolti dallo sviluppo industriale degli anni successivi al secondo dopoguerra, uno stato di “cristallizzazione” dei segni dell’economia e della cultura del territorio. Un progetto avviato nel 1988, e poi continuato negli anni a seguire, a cura di un gruppo di giovani di buona volontà del luogo, coordinati dallo scrivente, ha fatto si che questi segni divenissero documenti di se stessi attraverso l’adozione di un linguaggio museografico finalizzato a rendere comprensibili i nessi e le relazioni dell’autentico dialogo, sviluppatosi nel tempo, tra l’uomo e il territorio.
Questa scelta museografica ha come risultato il dispiegarsi di un itinerario etno-antropologico, che coinvolge tutto il paese, dando a Buscemi la singolare definizione di “paese museo”, considerato un esempio unico in Europa. L’inserimento, nel 1997, del mulino ad acqua “Santa Lucia”, a Palazzolo Acreide, ha dato all’itinerario la dimensione intercomunale.

Nel novembre 2007, con l’istituzione, mediante delibera del Consiglio Comunale di Buscemi, del Museo civico, la struttura ha assunto una nuova figura giuridico-amministrativa e una diversa gestione attraverso un accordo di partenariato tra pubblico e privato. C’è in atto un forte impegno del Sindaco Giansiracusa affinchè si possano raggiungere gli obiettivi fissati.
Comprende nove unità museali: a casa ro massaru, la casa del massaro, u parmientu il palmento, a putia ro firraru, la bottega del fabbro, a casa ro iurnataru, la casa del bracciante, a putia ro quarararu, la bottega del calderaio,a putia ro falignami, la bottega del falegname a putia ro scarparu e r’appuntapiatti, la bottega del calzolaio e del conciabrocche , il mulino ad acqua Santa Lucia, e l’immobile che contiene il laboratorio didattico e le sezioni dedicate al ciclo del grano, agli scalpellini e all’arte popolare.
La casa del massaro rappresenta la tipica abitazione del ceto medio della classe contadina. L’interno comprende quattro vani con vari documenti della vita quotidiana e del lavoro femminile, come il ciclo della tessitura popolare. Il palmento, luogo in cui avveniva la pigiatura dell’uva, risale agli inizi del sec. XIX. Si conserva integro nella struttura, con la presenza di un torchio alla greca la cui tipologia risale al I sec. a.C. Una grotta artificiale, probabile ipogeo cristiano, è il luogo in cui si trova la bottega del fabbro. Fino agli anni ’90 del ۥ900, vi lavorava ancora un anziano fabbro, utilizzando i tradizionali attrezzi di lavoro. Appena 12 mq è lo spazio interno della casa del bracciante, abitata fino agli anni ’60 del secolo scorso da sei persone. Una eloquente testimonianza della condizione sociale dei salariati siciliani fino a quegli anni.. Accanto alla casa del bracciante vi è la bottega del calderaio e nel cortile sottostente la bottega del falegname. La prima contiene gli attrezzi di lavoro appartenenti ad un a bottega di Vizzini.
La seconda è il risultato del recupero degli attrezzi di una bottega di Palazzolo Acreide. La bottega del calzolaio è stata musealizzata dopo la morte del proprietario, ultimo calzolaio di Buscemi. Nella stessa bottega sono esposti i pochi attrezzi di lavoro del conciabrocche ed alcuni oggetti riparati dallo stesso. Il mulino ad acqua “Santa Lucia” è ubicato nella valle dei mulini a Palazzolo Acreide. La sua presenza viene attestata fin dal XVI sec. Negli ambienti dello stesso è allestito, per consentire una lettura tecnica e storica del mulino ad acqua, il Museo della Macina del Grano. La documentazione più importante del Centro di Documentazione della Vita Popolare Iblea è costituita dalla sezione visiva, che comprende circa 200 ore di filmati e 17.000 immagini tra diapositive, negativi, foto e foto d’epoca, concernenti il lavoro, le tradizioni, le feste e la vita popolare.
Una stalla e gli annessi spazi, ottenuti con volte a botte, contengono tutti gli attrezzi e gli oggetti relativi ai lavori del ciclo del grano, nonché un’ampia documentazione fotografica inerente l’argomento. Sopra si trova il Laboratorio didattico, dove alla scolaresche ed ai visitatori si dà la possibilità di molire il grano con le macine in pietra e di confezionare il pane con gli attrezzi tradizionali. Accanto al laboratorio vi è la sezione dedicata agli scalpellini. Una doverosa attenzione al sapere delle mani di una numerosa schiera di scalpellini e intagliatori che hanno lavorato nel territorio ibleo dalla ricostruzione dopo il terremoto del 1693 fino ai nostri giorni. Nel piano superiore ancora la sezione dedicata all’arte popolare: espone presepi in terracotta, in legno, realizzati con culmi di grano, particolari del carretto, collari per bovini e ovini , foto d’epoca, abiti popolari maschili e femminili.
 
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